sabato 24 gennaio 2009

Da"PIU'ESSENTI",conclusione del libro


SWEET DREAM DARK,kleine EBM
Che spacchi, e risuoni, un augurio,
Nelle case or tristi dei vostri sensi.





Estate 2008
foto An-gelieri,serie"untidy mobile photos"(foto va vista semi.totale oscurita')

Da"PIU'ESSENTI"-"ARTE"(settembre)

L’AFFONDO
(Breve saggio pseudotemporale su una mia
opera)




Visto che sembra impossibile sottrarsi al potere del Dio”interpretazione” o

meglio alla frase-mantello”cosa vuol dire”, io non parlerò affatto di questo.

Gestirò(se cosi’ si vuol dire)un altro tipo di operazione. Afferrerò un lembo di questo

spazio-oggetto che mi si presenta davanti e scuoterò il difettivo interstizio invisibile

davanti ai vostri occhi.

Il titolo, autorità in incognita, ma a disposizione di tutti, mi scortera’ comunque

dove vogliamo o non vogliamo arrivare.

“Il Viaggio” è l’opera, tra le mie ,delle più sporche.E’ asportato dal cemento torrido

del ponte Nomentano. E’ un contenuto industriale, è anche fratello dei contenuti

naturali, perché cosi’SGRANATO rispetto alle sue origini di compattezza asciutta,

evaporato, scrostato via da un tempo operoso, benché seduto ad ammirare.

Un“non so”.-è importante definire il materiale?

Potrebbe essere l’interno di una mini minor dei tardi ’70, ma vi sobborgano titoli,

di ascendenza cinematografica/pubblicitaria.E’ un cartellone, ma ridotto all’osso.

A una carta geografica strappata in più punti,o addirittura cancellata sino a rivelare

Il bianco sdraiato sul fondo.Ma è stoffa? C’è carta come di giornale, non potrei dirlo.

Non è importante definire il materiale, l’avrete capito. Precaria è anche l’origine

come la destinazione.E’ veramente sporco,sottrarvi un granello di sudicio

equivarrebbe a distruggere quel puzzle colorato, il suo essere irrimediabilmente

stinto,il suo diffondere cromie incerte e mescolate ad un ebano di cui è fin troppo

chiara , stavolta, l’origine.

Allevare questi oggetti implica rigore ,e amore, a profusione, a parte la sorda

pazienza del traghettarli nella propria abitazione sotto gli sguardi di qualche

allibito petit bourgeois?

Cosa NE esce?Andiamo al dunque. Un portauova. Cartocci bianchi compressi

a individuare ballerini, figure silenziose, solo accennate, naturalmente.

Parte di un cordolo,dove sono inseriti gli stessi, a lato del portauova.

Sovrapposti nella parte alta dell’oggetto ,(va appeso in un certo modo)dove

cè un vuoto evidente, uno scrostato via in più-

Un’architettura viaggiante, due caselle-Nulla(non treni)ma case mobili,

nemmeno questo in realta’,sono spazi astratti,unita’-abitazione

suscitate in improbabile contesto assemblativo questo lo sappiamo

(per un junk artist ordinario,e probabile), un trasfigurato dell’ombra

addetta all’uso, quindi King Crimson, ”in the Court..”, che andavano nella

stanza in quel momento, quindi il mio viaggio nello specchio abissale del viaggio

di coloro,che nell’abitazione mobile come bolle sopra infinite praterie, di carta,

caratteri e geometrie astratte a lor volta, simulano i passeggeri di qualunque

esaltato tormento mobile,aereo,treno,ma CHE…

Sono i passeggeri di un’ERA prima o dopo, o DENTRO; forse solo uno spazio da

me fruibile,abitabile in un privato invisibile, MA QUI Si esagera.

Perché è una cosa enorme, più dell’essenza del viaggio e della fantasmagoria più

sfrenata,più. E’ il tempo che scorre senza esser ravvisato dell’estasi viaggiante,

incastonato in una custodia formale rebus, la casa per gatti è il precariato –rebus del

sogno di un materiale che distoglie da qualsiasi discorso sui generi storici del

materiale.

E non è nemmeno questo, è un motto incaricatosi di dare fastidio all’universo o

ad ammaestrarlo. Concluso con un “Ho deciso”. Quasi non mi ricordo, non so,

lasciatemi essere! L’immagine, assonante, gestita da dei occasionali, colleghi

nel vicolino Caso-necessita’, montata in un’idea supremamente, falsamente

architettonica. Mi sto quasi spaventando,innervosendo a dire di piu’. La”cosa”E’?

Può darsi, anche se gli strumenti culturali non sono quelli del filosofo di

Todtnauberg.

Shhh… diciamo E’ cio’ che è.

E’=E’.

Toccare la parte ossuta, anche un po’ dolorante dell’azzurro, può fare un po’ male.

Torno al silenzio da cui venni.



Questo un critico avrebbe potuto, dovuto(?)fare.

SITUAZIONE DELLE ARTI
(breve saggio temporale,microstorico,
micropolitico,sull’arte a Roma)










L’arte non deve essere necessariamente nostra(vostra!)

amica.



Bisogna guardare oltre le forme semplici.



Forme complesse, sono gia’ le opere del nuovo millennio, foto

digitali, videoinstallazioni, costellazioni estreme, anche high tech.



Ma noi vogliamo serbare un contenuto”ASTRALE”delle forme

semplici, che le porti a una complessità”corporea””struggente”(nel

senso del pathos-vedere).



Tra le forme complesse c’è chi fa del buono, chi indugia tra il sugo

delle cotolette e il giornale d’oggi.



Si torna alle forme semplici, si fa un’arte sociale, più violenta

e seducente del vecchio realismo,MA….








Non voglio generalizzare.




Poi ci sono gli artisti”di successo””vecchi” o “che vendono”.

C’è anche chi li pone ad esempio.

Vecchi astrattisti, che hanno cominciato anni fa, e ora sono in auge

in gallerie retro’, e il mercato ha ancora per un po’ in simpatia.




Realta’regionali, appetibili per alta borghesia poco EDOTTA.




Sono coloro che non hanno studiato gli anni 70 e la neoavanguardia

a dovere, o l’hanno scansata perché non RENDE.



Loro fanno la piccola arte.




Non mi riferisco ai poveristi settantenni che espongono al Ponte,

di tutto rispetto.





Del Postmoderno non ho parlato,perché come Eisenman,

lo considero fratello del Kitsch.




Non ci direte che vogliamo ancorarci alle “avanguardie”?

Noi stiamo solo lavorando, vogliamo DARE FASTIDIO, o

DIVERTIRCI ancora un po’.



Bisogna andarsene un po’ da un’altra parte.




C’è chi aveva cominciato bene, ha cavalcato il torrente’80,

del neoespressionismo, ma poi è ricaduto in un’arte troppo facile.




Bisogna guardar oltre, anche restando un po’ ancor qui.




Un”frammezzo “di tutto, ”fra” i vecchioni informalisti che vanno bene

per le gallerie”storiche”(VECCHIE)romane e il diluvio tecnologico,

in certi casi pur rispettabile.




“Tra” i neoespressionisti “l’anti-pittura”(sapete che mi riferisco a G.B.C.)


che è ancora un po’ troppo pittura,e gli esiti totalmente commerciali

di chi era partito bene.





Ci sara’ spazio, spazi marginali.




Ci sara’, andare a vivere altrove.




O restare astronauta di un angolo temporale ben prescritto,

librarsi e rubare olive dalle case dei ricchi.




Tempestarsi nelle balere rock, vernissage in cui balzar via,

guardare in faccia un popolo suggestivo, S.Lorenzo, il Pigneto,

SAPERE, anche li’, l’esilio.




La stessa storia.



Poco ho visto.







Ma c’è di meglio. Non sono pessimista.




Sono un eroe.


ATTINENZE, INFLUENZE, DEFLUENZE

sulla mia permanenza atelier studio E.

Un chiarimento.


1
Subire un’atmosfera non significa necessariamente”prendere”(men che

mai assorbire passivamente)ma soprattutto COSTRUIRSI verso o contro

la stessa. Il Turbinio investe, ma se interrogate l’origine, da dove nasce,

NASCE dal proprio “RETAINING”osmotico.


Stimolo vuole un retaggio-culturale?-d’Ego e di capacita’ reattiva.




2

Come,in un certo senso l’ambiente in cui ci si trova a lavorare condiziona

e-nel mio caso in particolare-può condizionare i materiali-refusi da

utilizzare.Allo Studio E. si era in interazione con legni fradici,

Parti semiarchitettoniche da reperire,di epoca incerta,con materiali

acquistabili da altri,fiutati o trovati.

Nei prati dove lavoravo per la manutenzione giardini era legno,

catrame,plastica.


Per strada, è INDUSTRIAL.

Io non separo “caldo”, legno o “Duro”, industriale, (una distinzio=

ne non raffinata)si accompagnano, si danno la staffetta ,si eludono. Hanno

lo stesso volto, sono natura, sogno , follia,sono antichissimi e futuribili.

E’ stato e puo’ continuare o no, ad essere. Ma al dunque, interi periodi

del mio lavoro sono stati influenzati da dove mi reco,o mi installo

(il nesso è il trovare,ovviamente), non esito a confermarlo, è più

che una PREROGATIVA, è parte integrante del mio lavoro.

Interagisco, il caso o la necessita’ MI INTENSIFICANO.


3

Non sono dell’idea che si debba portare alle estreme, o dubbie

conseguenze, l’idea del marchio ,o cifra di riconoscibilita’-

Indubbiamente c’è, ma non deve vincolare a una reiterazione da vecchi

volponi.Fatelo, a me va di sperimentare variazioni di uno Stesso

auratico,di segno e di Forza. Che usi la scrittura, la carta di giornale o

Il polistirolo, i colori o l’oggetto asportato e li’ conficcato, che varii

finche’ un nemico accanito voglia farsi esattore del marchio miscono=

scendo lo Spirito pionieristico e la continua scoperta, a me non importa.

L’orchestra è quella, che si sposta in nuove sedi, dimore sonore.

Il suono scorticato” dal profondo” o da una improvvida battuta di spirito

resta,per non dir del procedimento. A voi cogitare….

Scrissi”Variazione(impercettibile

ma infinita) ai miei inizi-è percettibile come genius loci, ma l’idea è

dell’artista che scopre e fa scoprire. la serialita’ obbligata è un fatto

economico.


Se poi mi dite che non è arte ma un “fatto culturale”o che questa non è

arte ma una dimostrazione di intenti, aggiungo che il mondo dell’arte

è senz’altro sgradevole per queste insinuazioni, ma so bene che c’è, all’

interno, dell’altro, e non mi occupo, come sarebbe giusto in certi casi,

di togliermi la soddisfazione di ridervi in faccia.



4


Hanno parlato di precarieta’-dei materiali- ma aggiungo, è anche

una mia situazione generale che dal pochissimo(di averi, di sicurezze)

si arrivi alla FORZA. Precarieta’ e Lasciar essere vanno insieme?

Il climax nasce dal raddoppiamento dell’esito spiazzante,non ci avevo

pensato,ma è una dimensione che dallo zero,crea zero.costringe

a quest’asciuttezza di forme, con ricchezza di controcanto, è la natura

anche del mio scrivere, soliti giochi-ma distinti- di pieni e vuoti.Arriva

una botta….

L’oggetto scoppia a ridere…mi spiace per voi…


Non ci vedo ne’ surrealismo(la figura accennata è usata da molti

artisti, certo, a iniziare Arp e Moore) ne’ arte povera, un bricco di

entrambi su uno sfondo vuoto, solo una loro chiacchierata su

alcune”figure” estetiche,

Il nullo e il rifiuto, trapassati oggi in altri sensi, un po’ per molti…

Arte dei detriti,(da Schwittwers)junk Art, c’ e il rifiuto, ma è un

nucleo intensivo(di Altrove)in una forma improbabile, povera,

“monnezzara” ad insistere, ERMETICA, e questo è un po’ diverso,

tanto che a chi mi classifica ho sempre sognato(non ancora fatto)

di rispondere con il mio”NEOTRACCISMO ERMETICO”.

O “ORFISMO del detrito” vi riesce piu’ agile?

L’”ars combinatoria” di Raimondo Lullo,L’invisibile del poco,

e senza “Decadence”.

5


“non mi ha influenzato nessuno”. risposta di De Chirico in un’intervista

di Dacia Maraini. Non amo De Chirico, ma mi pare la frase giusta per

ribattere, a chi va a caccia di tuo padre dove la societa’ ne genera

T roppi abortiti o in ogni caso ci SONO gia’,in opere, Padri, IL PADRE

che l’ha creata,punto. Da far riverberare anche nelle orecchie di certi

librai galleristi che oltre a cercare il pelo nell’uovo cercano anche

Il pugno in faccia. Prima della mia nascita ho conosciuto

qualcuno che mi ha influenzato: costringendomi a non parlare di

influenze.,

Il padre? Un antico istinto di caccia, ma anziche’

ad augelli, forme ed immagini.


A farmi accettare De Chirico, vuol dire CHE SIETE PROPRIO

SIMPATICI.

Estate 2008

da"PIU'ESSENTI"-"ALTROVE",viaggi,guide altre(agosto)
























BERLINO,CAPITALE DEGLI STATI UNITI D’EUROPA

“Berlino è la capitale degli stati uniti d’europa”
(Hervart,su Die Sturm,1924)


16agosto,Prenzlauer Berg


Berlino, è una città considerevole. La modernità ha preso piede

senza spazzar via edifici anche dignitosi, comuni a buona parte

della Germania, non ha sommerso tutto come da poche infor=

mazioni, si era voluto supporre. In un certo senso possiamo dire

di non averne mai avuto paura, ne’ preteso fastidio.

Siam andati quasi li’ apposta, ci siam solo accorti che non era

tutto cosi’.

C’è una differenza considerevole tra Postdamer Platz e

Prenzlauer Berg. Ma non siamo spaventati dalle architetture

High-tech, perche’ dovremmo?

Siam quasi andati li' apposta(ritornello)

Ma,a tutt’oggi(nous sommes ici)menzioneremo piu’ che mai

Prenzlauer Berg, in particolare sfiorando le zone

intorno ad Augustrasse, e ancora buona parte del Mitte,siam stati

sorpresi dall’estrema cura di ogni dettaglio, dalla sconfinata

attenzione al design(parchi, cabine telefoniche ,cassonetti, locali,

negozi, cappelli e scarpe dei giovani a spasso,etc. ).

Chiamatelo come volete ,ma l’accanimento sul particolare, e ,più

chiaramente, sull’oggetto pubblico,induce a un sobbalzo

continuo, se si viene da Roma.

Dove tutto è carnale, sudicio ,antico,ma senza alcun impegno

estetico; e parlo di un impegno, come evidente in Germania,

concernente la contemporaneita’-architettura, arredo urbano.

Un parco di Prenzlauer Berg ha sculture, astratte o figurative,

piccole case dipinte da street artists adibite a servizi, pubblici o

o no,del parco.

I centri sociali,colossali mura pitturate in toto da artisti di strada,

spolverano ben altra audacia se confrontati con i pretesi cugini di

S.Lorenzo, Pigneto,e poc’altro.(a Roma decidono solo i Writers,

ma la presenza sul territorio del colore volatilizza i confronti)

A Tacheles, in Oranienburgestrasse , tutto è colore e metallo

ardente.

Ristoranti e locali hanno illuminazione, esterna o interna, posizione

rispetto alla strada,sempre a un certo livello estetico,a forma

di nuova proposta,appunto.
Prenzlauer berg è il Pigneto Berlinese, ma potenziato all’eccesso,
è il centro reso più centrale del centro, come lo possiamo vedere
a Roma,a Firenze ,perché più propriamente tale nel senso di
occasioni umane(volti, personaggi, votati ad artisticità alternati=
va,undeground, cultura internazionale ed avanguardistica in
senso ampio), dove i “centri storici” , solo storici appunto, sono
culturalmente periferie di se stessi, e solo questo tipo di
CENTRO è centro, come il Pigneto è più centro di Campo dei
Fiori, dove galleggiano soprattutto zingare borghesi, elite
culturale livellata,caratteri improntati allo star-system e coatti al
limite dello stato delinquenziale.
Senza dilungarci-comunque, l’Unter der Linden ,il quartiere
Prenzlauer, sono centri storici comprendenti anche alternativi
arricchiti,freakkettoni imprenditori, quello che vuoi, ma nulla a
che vedere con la volgarita’ del centro storico romano , e con la
tiepidità culturale degli stessi in questo sito.
Comunque non ho granche’ timore a tornare nella mia città,
quell’humus quasi stercorario, a braccetto col bello cinque-
settecentesco, come defini’ lo stesso Pasolini, degrado e sublime,
quel clima che d’estate ti schianta e d’inverno ti coccola,
mi sono ancora relativamente familiari, per quanto non so,
e non è difficile trovare MONNEZZA pregiata per le arti.
“Io non mi sento italiano,ma per fortuna o purtroppo lo sono”
(Gaber).Resto , per ora, residente. Ma Spree-Utopist.


19 agosto,hostel DDR,Wriezener Kare’
La parola d’ordine è INDUSTRIAL.



19 agosto, Rosenthaler Platz ,Invalidenstrasse
L’investigazione ha condotto l’estasi. (cercavo una
Fahrradenstation ,bici in affitto….)Un’estasi stratificata,
mediata da un gusto, come detto sopra, sopraffino, il gusto per la
capitale europea, forse mondiale, del gusto(retro-sotto-
ipergusto?)
Locali, esperienza avanzata tra Invalidenstrasse e Chaussen=
strasse, Marcanns, assi quali tavoli innestati davanti al vetro
sulla strada, pareti verde pastello lontananza, color dei legni
blu klein o di li’, relativa mostra interna. L’intero crocevia
parla.
“Bella Lula, veritable citronnade”, cruciale incontro con il cibo
Berliner. Sorta di limonate, coca cola limonate(spezi?) bizzarre di
cui mai ho osato supporre l’esistenza.
Se è vero che l’orgasmo può farsi palazzo,da Marcanns
(genio del crocevia)si ha l’orgasmo della forma-bar.
Non vorrei proporle come banalita’,ma è un’evidenza,anche
le offerte gastronomiche sono superiori alla media, straripa il cibo
etnico, in quantita di punti e varieta’ di piatti , nazioni a scelta, mai
paragonabili ai timidi accenni della penisola.Impazzo per
questi banchetti-bistrot minimi a cielo aperto, fotogrammi
smembrati e ridotti a tracce del Cielo sopra Berlino(il” tenente
Colombo”parlava con l’angelo in queste sedi).
La bici è sovrana, volevamo farci Berlinesi in questo frangente,
(lo siamo a Roma,dove le due automobili a persona garantiscono
spruzzi di merda e teoria del ridicolo su chiunque pedali-giusto
sbattersi e URLARE diversita’ in patria ,a Berlino non sarai mai
l’idiota.
Ferro e vetro, acciaio e vetro-stazioni, sony center,ma anche
Edifici industriali meno riconosciuti, e risonanti-a spasso colori
delle abitazioni, blu con giallo ,rosso, verde, Bauhaus lascia un’
orma in alcune case del Mitte, puoi tracciare un diagramma identi
tario con le conquiste architettoniche del secolo ,anche antico(più
che altro musei), la via intermedia tra tecnologico e antico è
INDUSTRIAL, da zona industriale ontologic-rock,parallelo ed
evocazione di quel genere musicale di cui ho preso in prestito
l’etichetta , sorella spirituale dell’brano”From Her to Eternity”
di Nick Cave, che non a caso ha a che fare con Berlino, col film di

Wenders.Il ferro arrugginito dei camerieri
omini filiformi grotteschi e dei quadrupedi groppa-tavola da stiro
nel centro sociale Tacheles in Oranienburgerstrasse,è l'emblema di
almeno una parte della citta'.

Parchi, umili, vasti, collinari o con derive fluviali struggenti-
sembra un ancoraggio al classico ,al viaggiatore naturistico, ma
non lo è-degni dei loro poeti migliori,
Rilke, Holderlin, non so se sian mai passati di qui, degni dei
Montsouris parigini ,e dei più evocativi della capitale francese.
Ben popolati -e degni dei loro Dei,
che ora s’aggroppano in una dignita’ eversiva,suburbana.
Dell’arredo urbano ho gia ‘ accennato, non dimentichiamo l’U-
Bahn,ho planato dritto dentro i colori metro(giallo oro,arancio,
turchino,mattonelle lucenti simil ceramica che mai
importuneranno)gia’ a Vienna nell’U-Bahn c’erano i colori,
ma non un’ombra di questo stile, di questa “open mind”
internazionale ,da grande metropoli, capitale dell’arte ,aperta a
tutto, AUMENTATA quanto a eccellenza architettonica dal
cimento dei migliori designers urbani, recenti(con occhio
underground) e di poco in la’ del tempo(post bellici), dagli artisti
di strada.
Colore,un Re:un sindaco, un’amministrazione,che pare abbia
preso lezioni dagli artisti underground, ha dato carta bianca per
riarredare, certo, non è trascurabile ci fosse molto di più da
rivestire, a Roma l’antico è intoccabile e va bene, ma in periferia
si potrebbe fare molto di più,gia’ sarebbero indicati poteri
ai Writers.
Non voglio infierire sul mediterraneo, li’ c’è la natura si dice, ma
ma anche qui. La luce, gli odori ,il dio caldo, ma si badi,è una
totalita’ sensoria solo nel senso dell’antico, c’ è solo una cultura
dell’antico. Natura come Natura-architettura, natura come
“sistema”dell’antico. Prevale il moderno, Qui. Si persegue l’
intreccio tra i tre(industrial, high tech/ contemporaneo, antico)-
per quanto si puo’ dire sulla seduzione dei primi due,il neo
classico,il barocco berlinese non reggono il confronto con il
nostro antico…
Ma chi ci sputa sopra, al mediterraneo, è una natura TURGIDA,
quella del centro sud italiano,che in estate(quando non penzolano
sulla testa i ragni di un’afa insopportabile)rassicura, scalda, volge
al desiderio….
Qui il desiderio quasi te lo dimentichi…
Nulla di definitivo, come d i un istante e lasso temporale circoscritto
Del mio esser qui ,d’altronde…
Devi affinarti, per seguire Berlino, leggerla a dovere, un salto di
sensibilita'-in italia si è abituati alla semplice saperne da medioevo a
Ottocento, e con tutta quella bell’aria si ha l’illusione di non
dover conoscere tutto il resto. Berlino è non una citta’ d’arte, è
una CITTA-ARTE.
L’ambivalenza mi sia permessa, ma se l’italiano medio non sa di
arte contemporanea o non può capire Berlino, ci son più motivi.
Uno è che al liceo classico la storia dell’arte, come ogni altra
materia umanistica,si ferma a fine ottocento..Le istituzioni
scoraggiano in questo e in molti altri sensi:anche se stupido di
per sé, l’italiano medio non è incoraggiato. Per l’autore e per
i giovani artisti berlinesi le avanguardie storiche sono gia’
antichissime , l’italiano medio a malapena le balbetta…
Meglio evitare pronunciamenti sulla politica.
Comunque basta-ho gia lasciato intuire,al mediterraneo
i suoi modici pregi,ma esaustivi;son aree spazio-culturali ben
distinte,da pesi e bilance… L’ambivalenza sia scusata
come forma di analisi e desiderio al contempo…Nelle geografie
della speranza,anche l'incertezza è teoretica.


FACCE.(scritte sull’acqua, e su un fiotto d’acqua d’attimo,
ovvero un breve soggiorno e un ghermire espressioni a spasso,
nel MItte.)
I giovani “belli”, sono più “belli” di quelli italiani.
E’ il concetto di Bello espressivo, magari manca loro un cipiglio
una smorfia, un’impronta parossistica, drammatica , della
fisionomia,gesticolazione,che rende PIU’BELLI.Non verita’
eterne, e anche un tantino ovvio, ma E’ QUEL CHE
VEDO.Tenete a mente questo procedimento. Vero è che,
un meccanismo erotico rivelatorio, molte donne tedesche amano
gli uomini italiani per il motivo opposto per cui gli stessi cercano
loro.
In italia, ci sono molti piu’ mattacchioni evidenti, comici,
maleducati, in un climax teatrale.I tedeschi sono generalmente
più sobri, ma le loro menti più ardite, i loro gesti più fini.
Il maschio “c’ho il cazzo grosso”e’ difficile trovarlo. (non stiamo
parlando di qualche sparuto gruppo metal, ovviamente)Nei casi d
anarchici e anarcoidi, in ambedue i casi frequenti soprattutto da
noi,unaTrasgressione più urlata, più sfrontata esteriormente,ma a
anche vessata dalla volgarita’ o dalla ragione del gagliardo.Negli
stessi ambienti , più serii, e sembrano più gentili. Pare.C’è l’
impero dei cazzi propri. Non che abbia granchè da
controbattervi, a Roma anch’io sto sulle mie- il calore umano è
ben filtrato e dosato per eventi superiori,non trovi certo le signore
che per strada si preoccupano se ti è caduta una cosa, le stesse che
non sopporteresti altresi’ a parlarci, per più di un attimo.
Sintesi, meno parole,meno provincialita’, e un po’ più difficile
fare amicizia in effetti.






2o Agosto, Rosa Luxembourgstrasse

1)tavoli di legno con “vento all’interno”. eterno bistrot turco,

costituzione arancio.


2)scandalosa perfezione modernista di scivoli,passaggi

e ponticelli,trazioni ludiche, nel parco giochi dove i bimbi

vengono FORMATI all'oggetto

3.IL teatro di Oklahoma di Kafka. ”Partite tutti per Clayton"

il luogo dove gli artisti maltrattati a Roma trovano finalmente

posto,dove la diversita' non è marchio....

Da vedere,comunque qui sembra più facile vivere....

E la "contraddizione."?

ROM IST ANDERS?





NECCI


(diario dell'intento)




La verita' è anche PROFANAZIONE.

L'aspetto delle vie in musica COSTRINGE l'evento-cosa a un'intento

piu' simile a un'impresa che al normal passeggio per il corso.

Il rispetto per il proprio andare è societa-in-luce,tutto il bar,tutte

le lampade,tutto il tuo autodispiegarti in note rock PRIVATO orecchio,

tutte le donnine-vento che colgono il tuo esser raccolto ma in febbre,

tutti i colori berlinesi del locale italiano.

Spazzano via le ore che non si volevano piu' ripetere a memoria,

apprestano,al foglio,al testo.

Difficile dire,perche' non siamo quasi DA NESSUNA PARTE,in un

IO-spazio privato,ma il fuori non è affatto ostile,per una volta

di molte volte,qui al Pigneto.



foto Berlino:M.E,K.G.

da"PIU' ESSENTI""Aforismi,motti,beffe,sms"






















BELLA BARCA,sms e chouffillieries
(luglio)
















Ma l'era è striata?


Zio nulla sotto le tue nocche è preso da un infarto.


La merla è vecchia, cambiale l’acqua del cuore.


Le meringhe, dopo l’introibo dei, ai margini del pozzo di callide.


L’aia è infestata dall’avvenire di Leopoldo.


Peto è significazione.


L’impeto ha troni celesti.


L’io loda l’inerzia, quando non può bestemmiar la caraffa.


Astrologia fa rima con avaria-


L’ombra puzza.


E’ meglio un eutifrone in consomme’ che una candela sola in una botte,ndr.


Il gatto coguaro vede da vicino gli astri,mentre il pianeta procede verso la catastrofe



La merla ha l’intento marrone. Tanto va la vecchia al macero, che ci ripropone

l’ombra.






IL fiore dell’intento non puo’esser l’unico paravento .La maga soriana non ci insegna

voltagabbana.




12 ettari delle malebolge dove coltivare in pace.




Prometeo libera tutti.





Tetica del concetto atomico:

Tesi:la bomba è il senso di un Io che sa essere avversario.

Antitesi spalla della tesi e quindi non antitesi :la guerra atomica è solo un anticorpo

minimo del genio, che butta bubboni dietro il limite di ogni spartiacque.




La scorreggia del genio è un geroglifico

di mole ottava.

“ottavo”è la parete di suono dove dormono i

propri schiavi.

Lo schiavo, è la propria possibilita’ di agire

da soli, braccia, gambe.

Un erotismo alla rovescia, dove contano

solo i simboli. Nudi ,sotto le scarpe.

Tetici.Come il delirio, ma quello

sistematico ,dunque solo una danza di

flauti d’arti.



Aforismi della brava campagna.

Dove non c’è compagnia, c’è l’estro della penna.


Si compra un Dio per ogni treno che ti svezza le ali.

Ma non c’è durlindana per i tempi neri che un proprio impatto personale.










L’OLIO BRUNO DEL CONCETTO-harder
(agosto)













Una verita’ cantata è una verita’ in ottave, più di una verita’.



Dio è una mazza chiodata sulle parole dei più o un oboe che le sovrasti



Un Dio per cani illustrati(ritorno in italia).



La macchina del concetto a prensione INTERRUZIONI,dove si sverna

in un fa diesis o si ha estate in un’apocalisse.




Il coguaro degli aeroporti, l’essere contenuto in questa belva a cassetti

delle grandi attese, il gran numero ,le citta’ compresse in persone non disutili.




La fisionomia è lo schiaffo.




La Moira è un peto gradasso che sveglia troppo presto il postiglione del tempo.




La morte è un attributo di chi non ti ha capito-




La verita’ è il conflitto delle interpretazioni.





Senza seghe non avremmo il tipo dell’artista,ne’ le grandi opere.




Io sto a G. come il morto sta al morto.




A UN PITTORE ROMANO.

L’asma nervosa di C.è un bastimento carico

di….se stesso, a schiantarsi sulla pletora dei suoi falsi adepti.



La scorreggia binsweiger, corolla d’opposti fratellantisi,

è l’ultimo cardine del tuo sfacelo compiaciuto.








QUALCHE TRAMA

Heavy
(Settembre)

















La pornografia è il concetto-bomba di periodi carcerari, ma

votati ad una concentrazione e alla forma-attesa del dolore e della

Resistenza:ALIENAZIONE PRIMITIVA INDUSTRIALE.



L’essere è amore e distruzione.




“Wild” è la fuga dal guscio di noce.

Lo sappiam tutti che abbiamo una citta’ per evadere, una finestra per non ripetere,

“wild”è nudi in una stanza infuocata, e’ ballerini nella stessa, dissonanti melodie

tra pareti di un urlo, nella casa della VIOLENZA.



“E me ne andavo da quella Roma di religiosi, ebrei, cattolici, buddisti…..”

“E me ne andavo da quella Roma grassa, di vaticanisti del soldo smaccato”




Ritornare all’Io. Di notti e avventure.




Ci son critici che vogliono inumidirti ben l’ano per la penetrazione del mercato, è

meglio abbandonarli alla loro disperazione accademica nei tristi pertugi della vita

senza forma.






Zitta.

L’amore non è la perdita della ragione. E’ una perdita della ragione

ORGANIZZATA; un conato violento in una griglia di leggi emotive,morali.

“L’amore non te lo gestisci”.

Puoi gestire di non farlo nascere,se sei in altrui,e se sei da solo,SCEGLIERE CHI

e saper molti CHI NO.




L’impenitenza della solitudine non è delirio, ma un DERIVATO della noia, se sei

malato, se il sole è malato, se la sostanza della stagione ti ammala.

Occorre allora un Dio degli angiporti, e di zattere sopra le nuvole, per

rispondere piombo all’informe.




L’Io nel dolore, nella fatica ,è FORZA. Ma non demorde a quella fragilità

solo di nome, che consta di sensibilita’ e sensazioni. Anche questa una Forza,

per allontanarsi con più veemenza o per avvicinarsi con nuove energie.





Non si può dire nulla del cavarsi fuori della gente, finchè non se ne

trova di decente. E non è vero.




Nell’ira, nel dolore, serrarsi al minimo, aprirsi a un infinito

A macchie, a dettaglio .Un eroismo difficile, visto che ti solcano

le mani ferite inferte da chi ritenevi alleato inevitabile.




La Madonnina SA il sacro. Lo scroto ribollente, è il sacro, che chiude la scena.

Sull’odor di sacrestia.




Joy division .IL principio-andar-nell’abbandono, con un rinforzo di rischio.

scuro, perverso,gradino d’avventura, porta delle realta’ sfrenate.






Metal come concetto-BOMBA, per un’epica dell’ira.





Siam comuni di IO. Chi l’ha buttato non è piu’ in alto, è solo addomesticando foga

e contrasto.



Dopo una sega sei di cristallo. Un soffio di realta’ ti rompe.



Il tempo è un’attinia. Brucata dalle terre morte o da un cielo di inguini.

Estate 2008



foto di Salvatore Mauro,serie "fou mattatoio"

giovedì 1 gennaio 2009

DA ;PIU' ESSENTI;scritti varii ;ROMA,TEORIA,AFA,VARIEt;(luglio)primo capitolo tematico

LA POETICA DELL'OGGETTO TECNICO


(titolo detourne di una mostra in corso a

Roma)







La salasso temporis,ovvero l'accidentalita' della sfiga.Sfiga come Dio/Divinita'

insaccata nell'oggetto,da lodare bestemmiandola.Lode=ti odio,e ritualizzo il

mio odio con lo spruzzo verbale. Nell’oggetto tecnico(computer in rotta, telefo=

nino,bici a grande distanza da casa)s’annida il Dio bestemmiabile. S’è rotto… e

si sposa con la calura più inumana…

Una specie di calamita dell’indegno assembla il solitario e gli consente un’allegra

pausa all’istante di massima felicità’? Come farebbe senza un ricordo del

suo Dio da ammazzare? Della divinità sfiga? Un Dio nominale, un bell’orpello,

un rivestimento agile della cosa, che non ha nulla a che fare col Dio. Ma col

puerile corso dell’evento.Ci vedono tutti, ad accanirci con la sfiga. E’ il

concorso entis.E’ inevitabile che un alto abbia un basso. Beh, non esageriamo, non è

inevitabile.E’ un punctum.




Si può essere distratti, .ma è l’oggetto tecnico(si guasta il veicolo)che sceglie

da sé il tempo perfetto per la tregua delle gioie estemporanee(veleggiavi assorto

con brezza,sulle due ruote).

L‘oggetto tecnico è se stesso, naturalmente, ma se la porca temporalita‘(un grumo

di causa-effetto e nostra collosa attribuzione di tedio e insofferenza)va a mollo in

sfiga,non è impossibile sentirsi ripetere nell‘orecchio la frase:”Quando

comincia…”o Non c’è fine al peggio.” .Una situazione romana, .voi dite, con

l’afa a 41 gradi e poche forze in sella.

Ma l’ìra è il controcanto della situazione molle di gleba, di ciò che può

scagliarci davvero in basso, è un‘ira contro-oggetto, o per-oggetto, visto che

quest'ultimo è il tramite anche di buone avventure, se funziona bene.

L‘oggetto funziona/non

funziona è il supporto inevitabile della Ding fausta/infausta. Come sempre, sta a

noi essere pronti.L‘esser pronto ha il suo essere diluito, dilatato. E spesso la

dilatazione va a farsi ferire.

Ma è quella vista sulle altezze, che mai l‘uomo eternamente presente e

aggressivo,sempre pronto alla rivincita anche li dove si susseguono stelle, potra‘

sollecitare,nel suo alloggio minimo.

La struttura è lava incandescente,ma adattata al flusso dei venti.

Puoi essere teso come corda,ma devi anche cedere alla meraviglia.

E anche questo non è detto.La dialettica prassi-ebbrezza include l’oggetto

Tecnico,ma non è roba da persone ammodo,o da proletari molto,troppo pratici.

Non la capiranno.A noi di maledire stretti in una morsa o liberi nell’aria.

Che’ puo’ capitarci di stare nella stretta,ma molto dopo,anche giorni dopo,

sapremo mollare la presa.







IL DITISCO MINIMO
(heat)
appendice dialogica



L’uomo che spegne il ditisco minimo, non è ancora arrivato alla

definizione di fatica. Fatica , comprende l’eseguire, il trovare un nesso

effervescente, di soddisfazione , di autocompiacimento, ma essere

destriero delle tue particolari incombenze, significa accettare anche noia e

anti-stimolo.Ciò in particolare a causa di condizioni estremamente

sfavorevoli QUALI la massa d’aria compatta in estate. Non un giro di vite,

in altre stagioni e condizioni, un flauto per i climi temperati, da cui far

scaturire la melodia del movimento agile.

Fatica, il contraltare del solo ascolto, fruizione/immersione, o anche creazione

non sotto ostacolo.

Ostacolo, ditisco minimo, è anche una definizione di EFFICACIA.

Senza la FORZA, la resistenza, difficilmente si danno le imprese.

Come è indispensabile anche gettare i vestiti, e vagar nudi per casa, o

sfondarsi di musiche.

Fatica è un-essere-in- tempo, e non credo che la fretta sia solo, in negativo,

il dio contemporaneo ,la fretta è anche arrivare a dei risultati nei propri

tempi, non ostacolare gli altri, criticherete o amerete il concetto



di calor bianco, ”dove non c’è cerebro allo stato di calor bianco

non ci può essere sesso,contemplazione,arte”(il tempo assetato)

sembra spurio ,ma c’è anche per le azioni necessarie.collima

col calar di tono, la stanchezza, il desiderio d’evasione.;l’alienazione

talvolta sfiorata-la COMPENDIA. E non sempre e non mai, nel

capofitto brutto, la porta sull’irreperibile è fissa alla parete,

basta spostarsi di li’ a poco…

OTIUM/NEGOTIUM

(appendice storica)


Ci si risolve quindi ancor più in una triade privata.

Tengo aperto ancora il libro “il tempo assetato”,apprestato in un

periodo di grandi spostamenti, ad essi conforme.

Tutto intatto, per carita’, ma l’otium, folle ebbrezza ed esagerazione spazial-

musicale, ha un suo negotium nell’enorme “calor bianco”dell’

azione creativa architettonica(ad esempio nell’allestire una personale,

impresa non da meno delle napoleoniche, nel far quadrare tutto, nell’

orchestrare alla perfezione)-dell’organizzazione si era parlato, ma con uno

STRATO, in misura di quantita’ si tratta, in piu’,la categoria del MASSACRO.

-massacro/massima soddisfazione(i profondi artigiani)

-beghe(negotium con accentuazione di valore)

-la passione folle o sventrante, o mite ,dalle sette code

(otium con l’estro delle ambientazioni plurime e dei cinque ordini)



E,con allegria paonazza,ALLA FACCIA DELLA PSICANALISI






.



SOPRANNOMI





Un soprannome ha un derivato- è scientifico.

E’onomatopeico? No,è ottenuto per crasi, o sfasamento.

Elia Gelena, Nelia Zolpena, Stelvia Merlena, o soprattutto

Flavia Merlena, Elpia.

C’è un raddoppiamento, un’eclissi e un ritorno sull’aia.

Morzoneta, Dorzoni, Porzoni, zhebo mauro fa gabo maubo,

Gianarpo fa Giandrappo,da qui giaippe.

Costruisce un “personaggio”, ma non

è offensivo per chi lo deve indossare, mooolto

temporaneamente, come un abito da fiaba o una maschera

di carnevale, nominale.

Una presa pei fondelli, può apparire al primo supervisore

ortodosso, non proprio- è un erotismo del composto.

C’è anche chi non può indossarne, ma non è la malattia

di chi li deve indossare per forza.

E’ anche un modus di avvicinamento, avvicendamento,

una piccola risata chiusa in un cassetto, il nome,

che tu puoi aprire solo con la chiave magica, il significato

che ti porti nel cuore, che NON ESISTE.


VIA DEI CAPPI
(fenomenologia dello spirito riluttante)

La strada non si comporta male.

Rovescia i suoi ingordi raggi di luce su pareti ocra, arancio, in

una presenza-offerta, Roma colorata,savia d’impatti. Gallerie,poca

ristorazione, RESTAURATORI.


Uno studio di pittore, che lava apparentemente l’aria camuffata di

stantio, di polvere dei secoli, con la sua bocca, poco parlante, impastata

di pajata, coda alla vaccinara, gonfio e maleodorante dialetto della Roma

com’era, Trastevere in testa.


L’equazione sociologica inganna. Vera Roma=genuinità, poesia.


Le anime brulle e violente, Pasolini si adonterebbe(.), ma il nostro

marxismo chiacchierone l’abbiam lasciato sull’appendipanni di un po’ di

case fa, un minimo di colore nello spruzzo di sputo dell’invettiva,dell’

epiteto,che grazia la pancia,e non il cuore.


SPOSTATE dai loro negozi dove mobilio e varie, a itinerare per la via.


Lo studio è la “figura”del malcapitato, che riottoso ma benevolo aliena

Il proprio spirito(si, ci aggrazian le forme del dottor Hegel)in un TROPO

colossale di anormalita’ alla berlina.

Il suo studio conquide gran disordine, il suo costume di stravagante


(solo costume perché non sostenuto da uno sforzo identitario)

lo fa splendido bersaglio, e' la figura della coscienza infelice, il

suo Superamento dialettico accorda infelicità a sua volta perché

massacrato dai plebei, dilaniato da sassaiole, per cosi’ dicendo,che

son poi scherzi malvagi e botte, maldicenza, sindrome collodiana

dello scemo del villaggio come figura-incompiuta, ancora

a bozzetto, d’una più totale anoressia d’orgoglio, a detta:

non-violenza gandhiana.

Per carita’, come coscienza infelice ha anche le sue uova di

Pasqua, reddito la via popolata, può mostrare le opere.

Ma Bautasso, lo spirito non del villaggio, ma della Roma drogata

e truffaldina che attornia Campo de’Fiori, questa divinita’soldi,

sperma e sfotto’, non può perdonare un’anima apparentemente

candida, che si espone quasi con religioso sacrificio di se’ a

spintoni, beffe,e ANZITUTTO all’irrisione del capro espiatorio.

Intendo, emblema anche se non completo, di ciò che il volgo

disinteressato all’arte fa dell’artista. Ma non esageriamo.

La sua arte non merita quest’omaggio. Qualcun altro che lo ha

conosciuto, ha subdorato e reagito, a un destino del genere.

Questa è la figura dello spirito protratto in la’, che si esteriorizza

come autocoscienza solo nel suo uscire di scena.

Ma non vogliamo parlare di questo, il testimone è la figura che

da’ la morte ai lazzi, alle scene,al ventriloquio, è la figura finale,

Dell’annientamento finale.

La scena continua a sussistere in un polveroso non so più, è una

pallida inerenza di un passato ai cassonetti.

Non solo la figura finale, ma alcune figure di perpetrazione, il

delitto irrisolto, il celerino che non ha fatto il suo lavoro, e la

sporcizia continua dove non è stato stato al suo posto.

Parlo di Gillone pubens, la figura dello spirito autoalienantesi

in sperma fetido di se stesso.

Ogni parola è sperma. E sodomia verbale, mentale.

Il volto un po’ scimmiesco, un po’ accellerato da occhi

splendenti.

Il coatto creativo,notti e grande sicumera, non tutto a posto

quanto a verità civica.

Non è solo competizione,è la massima potenza e il massimo

splendore dell’”Io, il Meglio”. Una sicumera a tanti cara, nel

popolo, ma anche dell’ambiente artistico.

Quest’uomo ha una sua fosforescenza, Dostoievskij gli fa

quasi una….

La sua alienazione è l’incarnazione del dolore sublimato e reso

splendente di tutti i coatti romani.

E’ il migliore, ma per questo il più aberrante.

Lo Sperma è come un sole sospeso a mezz’aria sopra di lui,in cui

trasferisce la sua mente e il suo cuore e prende potere per le

migliori azioni.Come nei cartoni animati?

Si,dell’inferno. Nell’inferno di Disney mai vi sarebbe stato posto

per una figura cosi’ titanica.

Si esteriorizza, trova la sua fede, nel capro espiatorio, come

abbiamo gia’ detto. E’il capo di una ciurma irrisolta, di figure piu

piu’tiepide e bonarie, ma irrimediabilmente torpide nello sguardo,

nei pensieri e nelle intenzioni.

Il sole dello sperma, della merda del turpiloquio, gli ispira sempre

una preghiera diretta alla sua città,questa”Sodoma”(dei

sodomizzatori)ma anche “Gomorra”( fino a un

certo punto)Roma “ladrona”mai nel senso di Bossi, ma di un

cuore che batte all’estrema destra dello spirito, nemica della

controcultura,delle avanguardie, del suo strascico nei

neoalternativi cibernetici,

emblema di questa capitale berlusconiana o fascista, cieca allo

spirito libero e alle innovazioni.

La sua figura è lo stadio finale, dell’inimicizia con tutto ciò che è

artistico nel senso più vero.

E’ la figura dell’ignoranza romana, lo spirito appeso ai panni

gocciolanti nel cortile interno.

Gli altri sono irrisorii, memento pubens in ogni caso speculare ma

MAI cosi’ evidente,cosi’ rifulgente.


La figura che da’ la morte,autocoscienza LATITANTE-

Il PITTORE,coscienza infelice destinata ai soldi e alle bastonate,

“cappellarizzata",come vuole Gillone,l’autoalienantesi.

Convivono,ognuno ha il suo stadio estremo,nella separazione,e

nel disgusto di chi non capisce ed ascolta.



Ps.La Roma “democristiana” di Campo de Fiori ha comunque il

suo posto.Si trovano arricchiti,galleristi,buddhisti,cristiani e

delinquenti.

Non c’è spazio(forse?non ho potuto vedere)per figure critiche,

sono fuori dal commercio,dal ben vivere e dal Buddha-Cristo

che immola questo volemose bene necessario alla prosecuzione

del rito dell’arte per TUTTI e per nessuno.

(.)a parte che si è ricreduto

Estate 2008 SEGUE



foto:Angelieri