giovedì 1 gennaio 2009

DA ;PIU' ESSENTI;scritti varii ;ROMA,TEORIA,AFA,VARIEt;(luglio)primo capitolo tematico

LA POETICA DELL'OGGETTO TECNICO


(titolo detourne di una mostra in corso a

Roma)







La salasso temporis,ovvero l'accidentalita' della sfiga.Sfiga come Dio/Divinita'

insaccata nell'oggetto,da lodare bestemmiandola.Lode=ti odio,e ritualizzo il

mio odio con lo spruzzo verbale. Nell’oggetto tecnico(computer in rotta, telefo=

nino,bici a grande distanza da casa)s’annida il Dio bestemmiabile. S’è rotto… e

si sposa con la calura più inumana…

Una specie di calamita dell’indegno assembla il solitario e gli consente un’allegra

pausa all’istante di massima felicità’? Come farebbe senza un ricordo del

suo Dio da ammazzare? Della divinità sfiga? Un Dio nominale, un bell’orpello,

un rivestimento agile della cosa, che non ha nulla a che fare col Dio. Ma col

puerile corso dell’evento.Ci vedono tutti, ad accanirci con la sfiga. E’ il

concorso entis.E’ inevitabile che un alto abbia un basso. Beh, non esageriamo, non è

inevitabile.E’ un punctum.




Si può essere distratti, .ma è l’oggetto tecnico(si guasta il veicolo)che sceglie

da sé il tempo perfetto per la tregua delle gioie estemporanee(veleggiavi assorto

con brezza,sulle due ruote).

L‘oggetto tecnico è se stesso, naturalmente, ma se la porca temporalita‘(un grumo

di causa-effetto e nostra collosa attribuzione di tedio e insofferenza)va a mollo in

sfiga,non è impossibile sentirsi ripetere nell‘orecchio la frase:”Quando

comincia…”o Non c’è fine al peggio.” .Una situazione romana, .voi dite, con

l’afa a 41 gradi e poche forze in sella.

Ma l’ìra è il controcanto della situazione molle di gleba, di ciò che può

scagliarci davvero in basso, è un‘ira contro-oggetto, o per-oggetto, visto che

quest'ultimo è il tramite anche di buone avventure, se funziona bene.

L‘oggetto funziona/non

funziona è il supporto inevitabile della Ding fausta/infausta. Come sempre, sta a

noi essere pronti.L‘esser pronto ha il suo essere diluito, dilatato. E spesso la

dilatazione va a farsi ferire.

Ma è quella vista sulle altezze, che mai l‘uomo eternamente presente e

aggressivo,sempre pronto alla rivincita anche li dove si susseguono stelle, potra‘

sollecitare,nel suo alloggio minimo.

La struttura è lava incandescente,ma adattata al flusso dei venti.

Puoi essere teso come corda,ma devi anche cedere alla meraviglia.

E anche questo non è detto.La dialettica prassi-ebbrezza include l’oggetto

Tecnico,ma non è roba da persone ammodo,o da proletari molto,troppo pratici.

Non la capiranno.A noi di maledire stretti in una morsa o liberi nell’aria.

Che’ puo’ capitarci di stare nella stretta,ma molto dopo,anche giorni dopo,

sapremo mollare la presa.







IL DITISCO MINIMO
(heat)
appendice dialogica



L’uomo che spegne il ditisco minimo, non è ancora arrivato alla

definizione di fatica. Fatica , comprende l’eseguire, il trovare un nesso

effervescente, di soddisfazione , di autocompiacimento, ma essere

destriero delle tue particolari incombenze, significa accettare anche noia e

anti-stimolo.Ciò in particolare a causa di condizioni estremamente

sfavorevoli QUALI la massa d’aria compatta in estate. Non un giro di vite,

in altre stagioni e condizioni, un flauto per i climi temperati, da cui far

scaturire la melodia del movimento agile.

Fatica, il contraltare del solo ascolto, fruizione/immersione, o anche creazione

non sotto ostacolo.

Ostacolo, ditisco minimo, è anche una definizione di EFFICACIA.

Senza la FORZA, la resistenza, difficilmente si danno le imprese.

Come è indispensabile anche gettare i vestiti, e vagar nudi per casa, o

sfondarsi di musiche.

Fatica è un-essere-in- tempo, e non credo che la fretta sia solo, in negativo,

il dio contemporaneo ,la fretta è anche arrivare a dei risultati nei propri

tempi, non ostacolare gli altri, criticherete o amerete il concetto



di calor bianco, ”dove non c’è cerebro allo stato di calor bianco

non ci può essere sesso,contemplazione,arte”(il tempo assetato)

sembra spurio ,ma c’è anche per le azioni necessarie.collima

col calar di tono, la stanchezza, il desiderio d’evasione.;l’alienazione

talvolta sfiorata-la COMPENDIA. E non sempre e non mai, nel

capofitto brutto, la porta sull’irreperibile è fissa alla parete,

basta spostarsi di li’ a poco…

OTIUM/NEGOTIUM

(appendice storica)


Ci si risolve quindi ancor più in una triade privata.

Tengo aperto ancora il libro “il tempo assetato”,apprestato in un

periodo di grandi spostamenti, ad essi conforme.

Tutto intatto, per carita’, ma l’otium, folle ebbrezza ed esagerazione spazial-

musicale, ha un suo negotium nell’enorme “calor bianco”dell’

azione creativa architettonica(ad esempio nell’allestire una personale,

impresa non da meno delle napoleoniche, nel far quadrare tutto, nell’

orchestrare alla perfezione)-dell’organizzazione si era parlato, ma con uno

STRATO, in misura di quantita’ si tratta, in piu’,la categoria del MASSACRO.

-massacro/massima soddisfazione(i profondi artigiani)

-beghe(negotium con accentuazione di valore)

-la passione folle o sventrante, o mite ,dalle sette code

(otium con l’estro delle ambientazioni plurime e dei cinque ordini)



E,con allegria paonazza,ALLA FACCIA DELLA PSICANALISI






.



SOPRANNOMI





Un soprannome ha un derivato- è scientifico.

E’onomatopeico? No,è ottenuto per crasi, o sfasamento.

Elia Gelena, Nelia Zolpena, Stelvia Merlena, o soprattutto

Flavia Merlena, Elpia.

C’è un raddoppiamento, un’eclissi e un ritorno sull’aia.

Morzoneta, Dorzoni, Porzoni, zhebo mauro fa gabo maubo,

Gianarpo fa Giandrappo,da qui giaippe.

Costruisce un “personaggio”, ma non

è offensivo per chi lo deve indossare, mooolto

temporaneamente, come un abito da fiaba o una maschera

di carnevale, nominale.

Una presa pei fondelli, può apparire al primo supervisore

ortodosso, non proprio- è un erotismo del composto.

C’è anche chi non può indossarne, ma non è la malattia

di chi li deve indossare per forza.

E’ anche un modus di avvicinamento, avvicendamento,

una piccola risata chiusa in un cassetto, il nome,

che tu puoi aprire solo con la chiave magica, il significato

che ti porti nel cuore, che NON ESISTE.


VIA DEI CAPPI
(fenomenologia dello spirito riluttante)

La strada non si comporta male.

Rovescia i suoi ingordi raggi di luce su pareti ocra, arancio, in

una presenza-offerta, Roma colorata,savia d’impatti. Gallerie,poca

ristorazione, RESTAURATORI.


Uno studio di pittore, che lava apparentemente l’aria camuffata di

stantio, di polvere dei secoli, con la sua bocca, poco parlante, impastata

di pajata, coda alla vaccinara, gonfio e maleodorante dialetto della Roma

com’era, Trastevere in testa.


L’equazione sociologica inganna. Vera Roma=genuinità, poesia.


Le anime brulle e violente, Pasolini si adonterebbe(.), ma il nostro

marxismo chiacchierone l’abbiam lasciato sull’appendipanni di un po’ di

case fa, un minimo di colore nello spruzzo di sputo dell’invettiva,dell’

epiteto,che grazia la pancia,e non il cuore.


SPOSTATE dai loro negozi dove mobilio e varie, a itinerare per la via.


Lo studio è la “figura”del malcapitato, che riottoso ma benevolo aliena

Il proprio spirito(si, ci aggrazian le forme del dottor Hegel)in un TROPO

colossale di anormalita’ alla berlina.

Il suo studio conquide gran disordine, il suo costume di stravagante


(solo costume perché non sostenuto da uno sforzo identitario)

lo fa splendido bersaglio, e' la figura della coscienza infelice, il

suo Superamento dialettico accorda infelicità a sua volta perché

massacrato dai plebei, dilaniato da sassaiole, per cosi’ dicendo,che

son poi scherzi malvagi e botte, maldicenza, sindrome collodiana

dello scemo del villaggio come figura-incompiuta, ancora

a bozzetto, d’una più totale anoressia d’orgoglio, a detta:

non-violenza gandhiana.

Per carita’, come coscienza infelice ha anche le sue uova di

Pasqua, reddito la via popolata, può mostrare le opere.

Ma Bautasso, lo spirito non del villaggio, ma della Roma drogata

e truffaldina che attornia Campo de’Fiori, questa divinita’soldi,

sperma e sfotto’, non può perdonare un’anima apparentemente

candida, che si espone quasi con religioso sacrificio di se’ a

spintoni, beffe,e ANZITUTTO all’irrisione del capro espiatorio.

Intendo, emblema anche se non completo, di ciò che il volgo

disinteressato all’arte fa dell’artista. Ma non esageriamo.

La sua arte non merita quest’omaggio. Qualcun altro che lo ha

conosciuto, ha subdorato e reagito, a un destino del genere.

Questa è la figura dello spirito protratto in la’, che si esteriorizza

come autocoscienza solo nel suo uscire di scena.

Ma non vogliamo parlare di questo, il testimone è la figura che

da’ la morte ai lazzi, alle scene,al ventriloquio, è la figura finale,

Dell’annientamento finale.

La scena continua a sussistere in un polveroso non so più, è una

pallida inerenza di un passato ai cassonetti.

Non solo la figura finale, ma alcune figure di perpetrazione, il

delitto irrisolto, il celerino che non ha fatto il suo lavoro, e la

sporcizia continua dove non è stato stato al suo posto.

Parlo di Gillone pubens, la figura dello spirito autoalienantesi

in sperma fetido di se stesso.

Ogni parola è sperma. E sodomia verbale, mentale.

Il volto un po’ scimmiesco, un po’ accellerato da occhi

splendenti.

Il coatto creativo,notti e grande sicumera, non tutto a posto

quanto a verità civica.

Non è solo competizione,è la massima potenza e il massimo

splendore dell’”Io, il Meglio”. Una sicumera a tanti cara, nel

popolo, ma anche dell’ambiente artistico.

Quest’uomo ha una sua fosforescenza, Dostoievskij gli fa

quasi una….

La sua alienazione è l’incarnazione del dolore sublimato e reso

splendente di tutti i coatti romani.

E’ il migliore, ma per questo il più aberrante.

Lo Sperma è come un sole sospeso a mezz’aria sopra di lui,in cui

trasferisce la sua mente e il suo cuore e prende potere per le

migliori azioni.Come nei cartoni animati?

Si,dell’inferno. Nell’inferno di Disney mai vi sarebbe stato posto

per una figura cosi’ titanica.

Si esteriorizza, trova la sua fede, nel capro espiatorio, come

abbiamo gia’ detto. E’il capo di una ciurma irrisolta, di figure piu

piu’tiepide e bonarie, ma irrimediabilmente torpide nello sguardo,

nei pensieri e nelle intenzioni.

Il sole dello sperma, della merda del turpiloquio, gli ispira sempre

una preghiera diretta alla sua città,questa”Sodoma”(dei

sodomizzatori)ma anche “Gomorra”( fino a un

certo punto)Roma “ladrona”mai nel senso di Bossi, ma di un

cuore che batte all’estrema destra dello spirito, nemica della

controcultura,delle avanguardie, del suo strascico nei

neoalternativi cibernetici,

emblema di questa capitale berlusconiana o fascista, cieca allo

spirito libero e alle innovazioni.

La sua figura è lo stadio finale, dell’inimicizia con tutto ciò che è

artistico nel senso più vero.

E’ la figura dell’ignoranza romana, lo spirito appeso ai panni

gocciolanti nel cortile interno.

Gli altri sono irrisorii, memento pubens in ogni caso speculare ma

MAI cosi’ evidente,cosi’ rifulgente.


La figura che da’ la morte,autocoscienza LATITANTE-

Il PITTORE,coscienza infelice destinata ai soldi e alle bastonate,

“cappellarizzata",come vuole Gillone,l’autoalienantesi.

Convivono,ognuno ha il suo stadio estremo,nella separazione,e

nel disgusto di chi non capisce ed ascolta.



Ps.La Roma “democristiana” di Campo de Fiori ha comunque il

suo posto.Si trovano arricchiti,galleristi,buddhisti,cristiani e

delinquenti.

Non c’è spazio(forse?non ho potuto vedere)per figure critiche,

sono fuori dal commercio,dal ben vivere e dal Buddha-Cristo

che immola questo volemose bene necessario alla prosecuzione

del rito dell’arte per TUTTI e per nessuno.

(.)a parte che si è ricreduto

Estate 2008 SEGUE



foto:Angelieri

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